4.7.11

L'incontro di Assisi tra riflessione e preghiera

di JEAN-LOUIS TAURAN
Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

Il 27 ottobre sarà celebrato, com'è noto, il venticinquesimo anniversario della storica "Giornata di preghiera per la pace nel mondo", voluta, ad Assisi, nel 1986, dal beato Giovanni Paolo II.

Tale grande iniziativa non dovrebbe far dimenticare altri due eventi che lo stesso Pontefice promosse nella città di san Francesco: la "Giornata mondiale di preghiera per la pace nei Balcani", il 23 gennaio 1994, e la "Giornata di preghiera per la pace nel mondo", il 24 gennaio 2002, in un momento di preoccupante tensione internazionale.
Il venticinquesimo anniversario - al quale Benedetto XVI ha voluto dare come tema Pellegrini della verità, pellegrini della pace - verrà celebrato e vissuto nel segno della riflessione, del dialogo e della preghiera.
La riflessione, il silenzio, la presa di distanza sono compagni necessari di ogni vero dialogo: se dovessero mancare, questo processo rischierebbe di impoverirsi e di ridursi a uno scambio di idee, con poco o senza spessore spirituale e intellettuale. Ancora una volta ci chiederemo: perché i cristiani si impegnano a dialogare con persone e comunità di altre religioni? Un primo motivo è che siamo tutti creature di Dio e, quindi, fratelli e sorelle. Il fatto, poi, che Dio è all'opera in ogni persona umana, la quale già attraverso l'uso della ragione può presentire l'esistenza del mistero di Dio e riconoscere valori universali, costituisce un secondo motivo. Esiste infine un terzo motivo: individuare nelle diverse tradizioni religiose il patrimonio di valori etici comuni che consente ai credenti di contribuire, come tali, in particolare all'affermazione della giustizia, della pace e dell'armonia nelle società delle quali sono membri a pieno titolo.
Tale riflessione richiede tempo, scambio di vedute, onestà intellettuale e umiltà. Non è raro che gli interrogativi che sorgono nei partner del dialogo richiedano un tempo di studio, di riflessione e anche uno scambio all'interno di uno stesso gruppo religioso in dialogo. La Giornata del 27 ottobre prossimo favorirà, senz'altro, tale riflessione, sia a livello personale che collettivo. Il dialogo che la Chiesa cerca di instaurare con credenti di altre religioni, ma anche con ogni persona in ricerca dell'Assoluto, si colloca nella scia del particolare dialogo di Dio con l'umanità attraverso il suo Verbo fattosi uomo: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo" (Ebrei, 1, 1-2). Tale dialogo è portato avanti, cercando sempre di conciliare verità e carità (cfr. Efesini, 4, 15).
Il dialogo non è una conversazione tra responsabili religiosi o credenti di varie religioni; non è una trattativa di tipo "diplomatico"; non è terreno di marchandage e, meno ancora, di compromessi; non è motivato da interessi politici o sociali; non cerca né di sottolineare le differenze né di cancellarle; non mira a creare una religione globale, accettata da tutti; non è promosso per sola iniziativa personale, né come hobby; non indulge alla tentazione dell'ambiguità dei concetti e delle parole.
Il dialogo vero, invece, è uno spazio per la testimonianza reciproca tra credenti appartenenti a religioni diverse, per conoscere di più e meglio la religione dell'altro e i comportamenti etici che ne scaturiscono. Ciò permette, allo stesso tempo, di correggere immagini errate e superare preconcetti e stereotipi su persone e comunità. Si tratta di conoscere l'altro come è e, quindi, come ha il diritto di essere conosciuto, non come si dice che è e, meno ancora, come si vuole che sia. Dalla conoscenza diretta e obiettiva dell'altro si incrementano il rispetto e la stima reciproci, la mutua comprensione, la fiducia e l'amicizia.
Sono ben conosciute le quattro modalità principali, secondo le quali i credenti sono chiamati a dialogare: il dialogo della vita (condivisione delle gioie e delle prove della vita quotidiana); il dialogo delle opere (collaborazione in vista della promozione dello sviluppo integrale dell'uomo); il dialogo teologico, quando è possibile (comprensione delle rispettive eredità religiose); il dialogo dell'esperienza religiosa (condivisione delle mutue ricchezze spirituali).
Nella Giornata del 27 ottobre, non mancheranno gli spazi di dialogo, sia formali che informali. Il primo momento, formale, sarà costituito dalla commemorazione dell'incontro del 1986, come pure di quelli del 1994 e del 2002 e da un approfondimento del tema della Giornata: Pellegrini della verità, pellegrini della pace. Oltre al Santo Padre, interverranno esponenti di alcune delle delegazioni presenti. Un significativo momento di dialogo sarà pure costituito dall'adesione all'impegno preso il 24 gennaio 2002 a favore della pace. Tutti rinnoveranno gli impegni manifestati quel giorno: "Ci impegniamo a... ". Il contenuto di tale "Decalogo" si è dimostrato profetico e conserva ancora oggi tutta la sua attualità. Basti ricordare il secondo impegno: "Noi ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, in modo che si possa raggiungere una coesistenza pacifica e solidale tra i membri di etnie, culture e religioni differenti".
Va da sé che la preghiera accompagna sempre l'inizio, lo svolgimento e la conclusione di ogni azione del cristiano. Tra il dialogo con Dio - la preghiera - e quello con gli altri c'è un rapporto quasi naturale. Questo è vero in particolare nel delicato campo del dialogo tra credenti di diverse religioni. Il cristiano impegnato nel dialogo ha sempre bisogno di luce, di discernimento, di prudenza e di coraggio, doni dello Spirito Santo.
Nel dialogo, i cristiani sono anche chiamati a dare testimonianza dello spirito di preghiera che li anima. La preghiera è una delle dimensioni nelle quali il cristiano consente agli altri di vedere le sue opere buone e di rendere gloria al suo Padre che è nei cieli (cfr. Matteo, 5, 16).
I nostri colloqui con i partner musulmani del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso iniziano sempre con un momento di preghiera che può essere attuato sia con un tempo di silenzio, sia con la lettura di un brano del Vangelo e del Corano. Anche i pasti, momenti di fraterna convivialità, sono preceduti da momenti di preghiera silenziosa o da una "invocazione" teologicamente accettabile da ambedue le parti. È tuttora vivo il ricordo della preghiera del beato Giovanni Paolo II a conclusione del suo discorso ai giovani musulmani del Marocco, a Casablanca, il 19 agosto 1985: "O Dio, tu sei nostro Creatore. Tu sei buono e la tua misericordia è senza limiti. A Te la lode di ogni creatura. O Dio, tu hai dato a noi uomini una legge interiore di cui dobbiamo vivere. Fare la Tua volontà e compiere il nostro compito. Seguire le Tue vie e conoscere la pace dell'anima. A Te offriamo la nostra obbedienza. Guidaci in tutte le iniziative che intraprendiamo sulla terra. Liberaci dalle nostre tendenze cattive che distolgono il nostro cuore dalla Tua volontà. Non permettere che invocando il Tuo nome, giustifichiamo i disordini umani. O Dio, Tu sei l'unico. A Te va la nostra adorazione. Non permettere che ci allontaniamo da Te. O Dio, giudice di tutti gli uomini, aiutaci a far parte dei tuoi eletti nell'ultimo giorno. O Dio, autore della giustizia e della pace, accordaci la vera gioia, e l'autentico amore, nonché una fraternità duratura tra i popoli. Colmaci dei Tuoi doni per sempre. Amen!".
La Giornata del 27 ottobre comporterà momenti di preghiera, intesa come dialogo di ogni credente con Dio o con l'Assoluto, ciascuno secondo la propria tradizione religiosa o la sua ricerca della verità. Il pellegrinaggio stesso, in questo caso ad Assisi, esprime la "ricerca della verità e del bene". Il credente è "sempre in cammino verso Dio", è un pellegrino della verità, come è pellegrino ogni uomo che si sente "sulla strada della ricerca della verità".
Se "l'immagine del pellegrinaggio riassume (...) il senso dell'evento che si celebrerà", ciò significa che la preghiera sarà un elemento portante della Giornata del 27 ottobre. Il viaggio da Roma ad Assisi, pur essendo un'occasione di conoscenza reciproca e di dialogo informale tra i partecipanti, potrà essere anche un tempo di riflessione e di preghiera. Un momento di preghiera personale e di riflessione seguirà il pranzo condiviso nel segno della fraternità e della frugalità. Il cammino-pellegrinaggio pomeridiano in silenzio verso la basilica di San Francesco, offrirà anch'esso spazio alla preghiera e alla meditazione personale. Per i cattolici, significativa sarà la veglia di preghiera presieduta dal Santo Padre con i fedeli della diocesi di Roma nella basilica papale di San Pietro, la sera precedente. L'invito alle Chiese particolari e alle comunità di tutto il mondo di organizzare analoghi momenti di preghiera illustra l'importanza della preghiera in questa Giornata.
In occasione dell'udienza generale del 14 maggio 2008, evocando la figura di Dionigi l'Aeropagita, Benedetto XVI ha affermato: "Si vede così che il dialogo non accetta la superficialità. Proprio quando uno entra nella profondità dell'incontro con Cristo si apre anche lo spazio vasto per il dialogo. Quando uno incontra la luce della verità, si accorge che è una luce per tutti; scompaiono le polemiche e diventa possibile capirsi l'un l'altro o almeno parlare l'uno con l'altro, avvicinarsi. Il cammino del dialogo è proprio l'essere vicini in Cristo a Dio nella profondità dell'incontro con Lui, nell'esperienza della verità che ci apre alla luce e ci aiuta ad andare incontro agli altri: la luce della verità, la luce dell'amore. E in fin dei conti ci dice: prendete la strada dell'esperienza, dell'esperienza umile della fede, ogni giorno. Il cuore diventa allora grande e può vedere e illuminare anche la ragione perché veda la bellezza di Dio".
Sorge spontaneo l'auspicio che tutti i partecipanti alla Giornata di Assisi del 27 ottobre, nonché le numerose persone e comunità di credenti che a essi si uniranno, comprendano meglio il significato di quanto affermato nella Dichiarazione Nostra aetate: "La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini" (n. 2).

(©L'Osservatore Romano 4-5 luglio 2011)